Lunedì, 05 Dicembre 2011 01:39

Gli italiani e l'insofferenza per i privilegi. Ora tocca alla Chiesa

Scritto da  Gerardo

Gli italiani vogliono che la Chiesa paghi l’ICI. Solo il 12% appoggia l’esenzione totale. Sarà bene che il governo Monti ne tenga conto. Perché sacrifici per tutti deve significare veramente per “tutti”.
A partire da questo preambolo, Marco Politi stende un suo intervento per “il Fatto Quotidiano” del 4 dicembre 2011, in cui, rifacendosi a un'autorevole ricerca di Franco Garelli sulla "religione all'italiana", tratteggia il nuovo costume degli italiani in materia di privilegi sgraditi.


Gli italiani dicono basta ai santissimi privilegi del Vaticano
di Marco Politi


Gli italiani vogliono che la Chiesa paghi l’Ici. Solo il 12% appoggia l’esenzione totale. Sarà bene che il governo Monti ne tenga conto. Perché sacrifici per tutti deve significare veramente per “tutti”. Non è il proclama di un bollettino ateo. È il risultato di una seria e ampia inchiesta sulla religiosità dell’Italia contemporanea, condotta da Franco Garelli uno dei più importanti sociologi cattolici, già autore negli anni Novanta di una fondamentale indagine per conto della Conferenza episcopale.

L’inchiesta rivela che gli italiani sono portatori di una fede molto individualizzata, flessibile, attenta ai grandi valori indicati dalla Chiesa cattolica. Ma sono fedeli dotati di grande realismo nel giudicare gli appetiti economici e politici della gerarchia ecclesiastica.

DUNQUE se l’inchiesta registra un’adesione di principio del 57% di interrogati al sistema dell’8 per mille per finanziare le varie religioni (pur mancando spiegazioni e risposte specifiche sul meccanismo distorto che non rispetta il “non-voto” della maggioranza degli italiani) sull’Ici l’italiano non scherza: l’87% non ammette scappatoie perché la Chiesa non paghi, approfittando di attività economiche agganciate a edifici religiosi. Il 54,8 afferma seccamente di essere “contrario a qualsiasi tipo di esenzione”. Il 32,9 l’ammette unicamente per “edifici a finalità religiosa”.

Finora la Cei non ha mai voluto scremare con una propria accurata inchiesta interna quanti siano i propri enti che approfittano di un’interpretazione capziosa delle legge attuale (che ammette una zona grigia basata sull’esenzione “anche” ad attività economiche legate a un edificio religioso), mentre i governi precedenti non hanno avuto il coraggio di limitare le esenzioni “esclusivamente” alle mura di chiese, cappelle o conventi. La grande maggioranza della società – lo testimonia F. Garelli Religione all’italiana ed. Mulino – non condivide nemmeno la continua richiesta di soldi delle autorità ecclesiastiche per le scuole confessionali. Il 43% è in linea con la Costituzione e sostiene che “chi vuole scuole non statali se le paghi”, mentre un altro 37% ritiene che la scuola “debba essere soltanto statale”.

Da questo punto di vista gli italiani, che al 70% (tra convinti e agitati da dubbi) affermano di credere in Dio e che al 65% sarebbero allarmati se chiudesse la parrocchia di quartiere e che invitano al 71% la Chiesa di tenere fermi i propri principi, esprimono poi nel concreto giudizi molto precisi. Il 63% ritiene che “la Chiesa predica bene, ma non mette in pratica ciò che afferma”. E due terzi degli italiani sostengono che “oggi in Italia la Chiesa e le organizzazioni religiose hanno troppo potere”.

LA RICERCA di Garelli è estremamente ricca e porta alla luce molte contraddizioni degli italiani e dei cattolici, suddivisi a loro volta in: convinti e attivi, convinti non sempre attivi, cattolici per tradizione ed educazione, infine persone che “condividono alcune idee del cattolicesimo”. La stagnazione del pontificato ratzingeriano, che non affronta nodi cruciali della vita ecclesiale, risalta dai giudizi espressi in merito ad alcuni tabù del Vaticano. Il 47% è favorevole ad abolire il celibato (contro il 33 che lo vuole mantenere). Paradossalmente è ancora minore l’opposizione al sacerdozio delle donne. Contrari 27%, favorevoli 43, sullo sfondo di un 28% incerto.

Papa Ratzinger da alcuni anni ha perso il consenso della maggioranza degli italiani. Il suo governo ha provocato una spaccatura netta. Il consenso nei suoi confronti si ferma al 49,4%.

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